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Caso Uliveto: quando la comunicazione fa acqua da tutte le parti

Una campagna pubblicitaria sbagliata può rovinarti la reputazione

Il caso da non prendere ad esempio è lo scandalo scoppiato nelle pagine social legate ad Uliveto, a seguito della pubblicazione nelle principali testate giornalistiche nazionali, di una pubblicità in cui l’azienda si complimentava con la Nazionale di Volley femminile per avere ottenuto un ottimo secondo posto al mondiale appena concluso. Fin qui nulla di male, se non fosse che nella foto utilizzata, con in grande evidenza la bandiera tricolore, in realtà il prodotto coprisse due giocatrici, con l’evidente assenza all’appello di Paola Egonu e Miriam Sylla, due delle atlete che hanno maggiormente contribuito al successo delle azzurre in Giappone.

È bastato questo per far scatenare nei social centinaia di accuse di razzismo nei confronti dell’azienda, e proposte di boicottaggio del prodotto.

 

Razzismo? No, pessima impostazione grafica

Per la pubblicazione sui giornali era stata utilizzata la stessa impostazione grafica proposta in precedenza per la Nazionale maschile, in cui sullo sfondo era stata posizionata una foto di repertorio della Volleyball Nations League, svoltasi da maggio a luglio di quest’anno. Ricercando la foto originale su internet, è possibile vedere che ad essere nascoste sono Paola Egonu e Serena Ortolani, mentre Sylla non era presente (la potete vedere direttamente qui).

L’impressione è proprio quella di chi ha dovuto montare in fretta e furia una grafica, incalzato dalle tempistiche della stampa dei giornali, in cui risaltasse la bandiera tricolore accostata a una bottiglia di Uliveto. Un formato che avevano utilizzato anche con la Nazionale maschile, ma nel cui caso la foto utilizzata era perfetta e non copriva nessuno: infelice scelta a questo giro. Quello che rende ancora di più incomprensibile questo caso è che nelle campagne pubblicitarie pre accesso alla finale delle azzurre era stata utilizzata una foto in cui era possibile vedere tutto il gruppo esultare in campo.

Gli effetti di Uliveto sulla gente (semicit.)

AgiFactory, a due giorni dallo scandalo, ha esaminato le interazioni e le conversazioni tra le pagine legate al brand Uliveto e il suo pubblico. La pubblicazione da parte dell’azienda di un comunicato di smentita non è stato accolto positivamente dall’utenza, che per il 47% ha espresso sentimenti negativi associati a parole come razzisti, vergogna e schifo.

Brand, prodotto e valori

Quella che doveva essere la celebrazione della Nazionale per il raggiungimento comunque di un importante traguardo, da festeggiare CON Uliveto, è diventata una sfondo mal montato, che manifesta l’animo spesso insensibile di chi fa comunicazione per vendere un prodotto e non per valorizzare ciò che esso rappresenta.

Resta discutibile la scelta di una foto d’archivio della passata estate e l’infelice scelta grafica di sovrapporre l’immagine di prodotto ad alcune delle giocatrici che, indipendentemente da chi fossero, dovevano essere le protagoniste della comunicazione ed essere esaltate al pari di chi in quell’immagine teneva stretto il Tricolore.

Marco Trevisan
trevisan@abaco-engineering.it

Marco Trevisan

Web Marketing Strategist

 

Il malvagio professor Trevisan non ha un’identità, o meglio: ne ha molte. Si aggira nel web con un lungo mantello nero e due baffi lucidissimi alla ricerca di ciò che di più malvagio può scovare nei domini e negli account dei nemici. E’ attento e minuzioso nello studiare tutti i dettagli delle sue strategie e non agisce mai d’istinto, anzi medita per sferrare l’attacco al momento più opportuno.
La sua frase preferita: “Nessun metodo come metodo, nessun limite come limite”, Bruce Lee.
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